giovedì 5 novembre 2015

#43 Terzo mese.

La sveglia fissa alle sei di mattina, un trauma ogni volta, con gli occhi ancora chiusi per il troppo sonno allungo una mano e cerco il telefono che non smette di suonare, e poi di nuovo la calma, posso sentire il mio respiro, il battito del mio cuore e la pioggia, che spesso accompagna le mie mattine. 
Pantofole, felpone e mi trascino in cucina, niente caffè, il tè mi dà il buongiorno, cerco di riscaldare l’acqua nel microonde, senza fare rumore perché dormono tutti, e in questo timido silenzio d’autunno ogni mia mossa risulta essere un grande frastuono! 
Con la tazza ancora calda tra le mani, mi trascino in bagno, indosso i miei vestiti, jeans con sotto leggins, maglietta, felpone e calzettoni. Mi guardo allo specchio, cerco di scorgere tutti i cambiamenti che le persone dicono di vedere in me, ma niente, sempre la solita ragazza che odia la mattina, che preferisce non mettere make-up sulla faccia per andare a scuola, e quei capelli che hanno una forma imprecisa, incerta, generica. 
Dopo il bagno… la colazione, vasta scelta, latte e cerali, pane e miele o waffols e succo d’acero, e la domenica un bellissimo donut al cioccolato, proprio come quelli dei Simpsons. E poi preparo il pranzo, panino con burro d’arachidi e marmellata o panino con il tacchino, yogurt e banana. 
Cappotto che lascia intravedere solo i miei occhi, zaini in spalla, quello per la scuola, quello per lo sport e quello del pranzo! Prima di aprire la porta, prendo il telefono e guardo il meteo, meno tre gradi, meno cinque gradi, oggi piove, domani nevica, ma comunque consapevole che mi aspetterà un inverno con meno trenta gradi.
Apro la porta, che in questa fredda mattina scricchiola, spero di non aver svegliato nessuno, e poi la richiudo alle mie spalle, cuffiette nelle orecchie e i Linkin Park, i Cranberries, i Green Day e i Red Hot Chili Peppers, fanno da sottofondo ai miei pensieri, respiro quest’aria fresca, e mi guardo intorno, un tappeto di foglie gialle a terra, alberi che dipingono il paesaggio di giallo, arancione e rosso, e dietro di essi niente mare, ma montagne, montagne oramai ricoperte di neve bianca. 
Il mare mi ha sempre dato la sensazione dell’infinito, della libertà e delle spensieratezza, ma le montagne è come se ti abbracciassero, spesso le associo ai nonni, con tutti quegli anni alle spalle, quando le guardi da lontano hanno quell’aspetto molto semplice, modesto, ma all’interno nascondono grandi meraviglie. 
Tra un pensiero e l’altro è arrivato il bus, il bus quello giallo come nei film, mi siedo e spesso mi lascio dondolare per poi cadere in un lieve sonno. 
Apro gli occhi e sono a scuola, quella scuola che le prime settimane sembra super, fantastica, mitica, ma ora è semplicemente una scuola, la mia scuola. Stessa routine, stesse classi, stesse persone, tutto oramai è parte di me, ultima campanella…
Ancora una volta la mia mente è invasa da un flusso di pensieri, che sembra interrompersi alla fine degli allenamenti, quelli allenamenti che non farebbero faticare neanche una bimba di due anni, ma comunque…
Macchina e poi casa, ogni volta mi soffermo due tre secondi a fissare la porta di casa, e leggo il piccolo post-it “ Lasciare le scarpe fuori”, ora è un’abitudine come tante, fa parte della mia vita, del mio quotidiano, come lo fa parte questa casa, la famiglia, il cane e il gatto. 


Questo è il traguardo dei tre mesi, nel quale voglio evidenziare il fatto che tutto è diventato parte della mia vita, della mia quotidianità, non è più qualcosa che vivrai solo per dieci mesi. Ci sei tu che fai i conti con il tempo, a volte vorresti che finisse tutto, a volte vorresti che non passasse mai, le lancette dell’orologio che a volte sembrano correre, vi prego fermatele, ed altre sembrano immobili, fatele ripartire subito! 

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